Andrew Wyeth -Weatherside
da "La sonata al chiaro di luna" - Ghiannis Ritsos (...)
Lasciami
venire con te. Non fa più per me questa casa.
Non sopporto
di averla sulle spalle.
Devi sempre
badare a questo e a quello,
a puntellare
il muro con la grande credenza
a puntellare
la credenza con l’antichissimo tavolo intagliato
a puntellare
il tavolo con le sedie
a puntellare
le sedie con le mani
a sostenere
con la spalla la trave che ha ceduto.
E il piano,
chiuso come un feretro nero. Non osi aprirlo.
Sempre
badare a questo e a quello, che non cada, a non cadere tu. Non ce la faccio.
Lasciami
venire con te. Questa casa, pur con tutti i suoi morti, non vuol saperne di
morire.
Si ostina a
vivere con i suoi morti
a vivere dei
suoi morti
a vivere
della certezza della sua morte
perfino a
sistemare i suoi morti su letti e mensole pericolanti.
Lasciami
venire con te. Qui, per quanto piano io cammini nel fiato della sera,
in pantofole
o scalza,
qualcosa
scricchiola, – s’incrina un vetro o uno specchio,
si odono
passi, – non sono i miei.
Fuori, per
strada, può darsi che non si odano questi passi, –
il pentimento, dicono, porta scarpe di legno,
–
e se fai per
guardare in questo specchio o in quello,
dietro la
polvere e le incrinature,
scorgi più
opaco e frantumato il tuo viso,
il tuo viso:
non chiedesti altro alla vita che di conservarlo puro e compatto. L’orlo del
bicchiere
riluce al chiaro di luna
come un
rasoio circolare – come portarlo alle labbra,
pur così
assetata? – come? – Vedi?
Ho ancora
voglia di similitudini, – m’è rimasto questo,
questo mi
rassicura ancora che non manco.
(...) Traduzione di Nicola Crocetti
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