23 giugno 2018

da Poesia di volti – Walt Whitman

Mitchell Siporin, 1938, mural
da Poesia di volti – Walt Whitman
(...)
Ora questo è un volto troppo sgradevole per un uomo
Un qualche schifoso pidocchio che chiede il permesso di esistere, che si umilia per ottenerlo,
Un qualche scarafaggio col naso che gli cola che benedice chi gli permette di strisciare nel suo buco.

Questo volto è il grugno di un cane che annusa tra i rifiuti;
Serpi si annidano in quella bocca, ne sento il sibilo minaccioso.

Questo volto è una foschia più gelida del mare artico,
Con i suoi iceberg lenti e traballanti che scricchiolano mentre passano.

Questo è un volto di erbe amare, questo è un emetico, non ha bisogno di etichette,
E altri da scaffali di farmacia come laudano, caucciù o sugna.

Questo volto è una epilessia, con la lingua muta lancia un urlo disumano,
Con le vene del collo rigonfie, con gli occhi che roteano fino a mostrare solo il bianco,
Con i denti digrignati e i palmi delle mani feriti dalle unghie delle dita contratte,
L’uomo casca in terra torcendosi con la schiuma alla bocca, e intanto ragiona bene.

Questo volto è corroso da vermi parassiti,
E questo è il coltello di un assassino, semi-estratto dalla sua guaina.

Questo volto ha guadagnato al becchino il suo salario più sinistro,
Una campana a morto vi suona senza sosta.

Questi allora sono veramente uomini, i capi e i duri del grande globo rotondo!

Volti dei miei simili, vorreste forse ingannarmi con il vostro raggrinzito corteo cadaverico?
Eh no, non riuscirete a ingannarmi.

Io vedo il vostro flusso circolare che mai si cancella,
Io vedo sotto al bordo delle vostre meschine maschere truci.

Distorcetevi e contorcetevi quanto volete – frugate con le prue ingarbugliate da pesci o ratti,
Vi toglieranno la museruola, certo che lo faranno.

Ho visto il volto del più imbrattato e bavoso idiota che stava al manicomio,
E io sapevo, con mia grande consolazione, quello che loro non sapevano,
Sapevo chi erano i responsabili che avevano affamato e rovinato mio fratello,
Gli stessi che portano via i detriti dell’edificio crollato,
E tornerò a guardare fra una ventina o più di secoli,
E incontrerò il vero padrone, perfetto, incolume, in ogni sua minima parte completo come me.

Il signore avanza e continua ad avanzare!
Sempre l’ombra che lo precede! Sempre la mano protesa che sollecita i pigri!

Da questo volto emergono bandiere e cavalli – magnifico! Già vedo quanto accadrà,
Vedo gli alti cappelli dei pionieri – vedo i bastoni degli esploratori che aprono la strada,
Odo tamburi di vittoria.
(...)
 

Trad. Igina Tattoni

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