21 giugno 2018

da “Gabriella garofano e cannella” – Jorge Amado

da “Gabriella garofano e cannella” – Jorge Amado
(…)
Adesso, in quell‘ultimo giorno di viaggio, disorientato e smarrito, aveva preso l’ultima decisione. Sarebbe rimasto ad Ilhéus. Avrebbe abbandonato gli altri progetti. Doveva restare vicino a Gabriella.
- Visto che non vuoi venire tu, cercherò io il modo di rimanere ad Ilhéus. Lo so che sarà difficile, oltre che coltivare la terra non so fare altro...
Gli afferrò la mano, in un gesto improvviso, ed egli si sentì vittorioso, felice.
- No, Clemente, no, perché?
- Perché?!
- Sei venuto per tentare la sorte, mettere su una piantagione, diventare un giorno fazendeiro. È questo che veramente vuoi. Perché vuoi far la fame ad Ilhéus?
- Per vederti, per starti vicino.
- E se non fosse possibile vederci? È meglio di no. Tu per la tua strada, io per la mia. Può darsi che un giorno ci incontreremo ancora. Sarai ricco, neppure mi riconoscerai.
Diceva tutto con tranquillità, come se le notti passate insieme non avessero valore, come se si conoscessero appena.
- Ma, Gabriella...
Non sapeva più cosa risponderle, aveva dimenticato gli argomenti, non provava più il desiderio di insultarla, la volontà di picchiarla per farle capire che con un uomo non si gioca. Riuscivo soltanto a ripetere:
- Non mi ami...
- È stato bello incontrarti, il viaggio è sembrato più breve.
- Non vuoi proprio che io rimanga?
- E perché? Per far la fame? Non vale la pena. Hai le tue aspirazioni, segui il tuo destino.
- Ma tu cosa vuoi fare?
- Non voglio andare nella selva. Il resto lo sa solo Iddio.
Egli rimase in silenzio, con un dolore nel petto, il desiderio ucciderla, di finirla con la propria vita, prima del termine d viaggio.
Gabriella sorrise:
- Non importa, Clemente, non importa, non ne vale la pena.
(…)

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